La Collana
In questo spazio presentiamo, di volta in volta, la collana di una casa editrice italiana meritevole di essere segnalata per la qualità dei libri pubblicati o del progetto editoriale che ne sta alla base.
Il piacere di leggere - La Vita Felice editrice

Iniziamo questa rubrica presentando una collana della casa editrice La Vita Felice. Nata nel 1992, questa casa editrice di Milano ha dato vita ad un progetto editoriale che ha da subito individuato e sviluppato la sua mission all’insegna dell’economico e del tascabile, caratterizzato però da una particolare cura per la qualità grafica e il livello culturale dei libri, l’accuratezza delle traduzioni, la qualità delle prefazioni e delle curatele.
Tra le varie collane di questa casa editrice segnaliamo la collana intitolata Il piacere di leggere. Questa collana è dedicata agli autori stranieri che hanno segnato la letteratura a cavallo tra Ottocento e Novecento e di cui si presentano i testi più ricercati e pregiati, a volte inediti. In catalogo si trovano, con il testo originale a fronte, libri di Stendhal, Gautier, Thoreau, Franklin, Austen, Wilde, Proust, e molti altri.
Di seguito alcuni titoli che potete trovare presso la biblioteca della Fondazione Campostrini
Il romanzo che oggi presentiamo al pubblico italiano occupa un posto a sé nella produzione leskoviana: storia e leggenda, favola e cronaca vi si fondono in un insieme armonioso e pittoresco. Trasportati nella Russia del secolo XVIII, noi veniamo a conoscere gli usi e costumi del tempo, le prepotenze e i soprusi dei bojardi, le rivolte delle bande armate di contadini che gettarono il terrore nelle campagne nel 1762-63. E in mezzo a questa efficacissima pittura di ambiente, è intessuta una trama gentile e piena di originalità

di Stendhal
Stendhal non si limita a scoprire tragitti e a visitare musei, ma se ne appropria al punto da viverli intensamente, in un sottile gioco che oltre a evidenziare il loro carattere "mitico", proietta il viaggiatore nella sfera più segreta delle sue sensazioni.

di Nicolaj Semenovic Leskov
Scritto a Parigi nel 1862, Il pecorone è una satira degli uomini nuovi, della generazione del Sessanta. Piccolo e umanissimo capolavoro, questo testo è scritto dal più autoctono fra gli scrittori russi dell'800.

di Henry David Thoreau
Vita senza principi, presentato per la prima volta al pubblico italiano, riprende e approfendisce i temi dell'individualismo e della liberazione dai vincoli del legame sociale.
Uomo-Natura, Uomo-Dio, Uomo-Uomo. È su queste coppie, i cui poli mai dovrebbero essere in antitesi bensì eterni complici in un dialogo che cementifichi l’armonia delle cose, è su queste coppie, appunto, che Emerson costruisce questo denso discorso sulla Natura e sull’Uomo: le parole – tanto asciutte quanto efficaci – che dedica al Genio, all’Amore e alla Poesia costituiscono uno dei più begli esempi della fiducia incrollabile del filosofo nell’Uomo.

di Pìo Baroja
Alle scienze occulte è dedicato il racconto La dama di Urtubi, scritto nel 1916, che narra una vicenda svoltasi in Navarra all’inizio del Seicento. In quell’epoca nelle province basche, come in altre parti d’Europa, era nata e sempre più si andava diffondendo una sorta di inclinazione al fantastico, alla credenza di presenze maligne. Queste tensioni – nate dall’inconscio desiderio di sfuggire alla miserabile realtà, da una reazione all’ingiustizia sociale, ai soprusi della monarchia, della Chiesa e dei potenti – erano sorte tra la povera gente, ma erano via via diventate di moda in ogni strato sociale, e sfociavano in cerimonie collettive di riti magici, messe nere e sfrenati baccanali.

Saggio sul Diavolo
di Percy Bysshe ShelleyIl Diavolo è forse il personaggio più ambiguo della mitologia sacra, incarnazione dell’idea del male contrapposto al bene nella visione dualistica che accompagna l’uomo fin dagli albori della sua Storia.
Nel suo Saggio sul Diavolo, Shelley affronta brillantemente il tema del Maligno, andando a sondarne le origini, le opere, e l’evoluzione nel tempo, dalle più antiche concezioni filosofiche alle secolari credenze cristiane.
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Scritta nel 1850, ma pubblicata postuma quarant’anni dopo, questa famosa lettera a Madame Sabatier (chiamata “Presidentessa” dagli amici) fu lo scandalo e la delizia clandestina dei salotti alla moda del demi-monde parigino. Diario di viaggio all’insegna del sesso, quest’epistola proietta il lettore in un universo popolato da efebi, ruffiani, prostitute, dove tutto è eccessivo, apocalittico, mostruoso ed esilarante.

Lettera alla Presidentessa
di Théophile GautierScritta nel 1850, ma pubblicata postuma quarant’anni dopo, questa famosa lettera a Madame Sabatier (chiamata “Presidentessa” dagli amici) fu lo scandalo e la delizia clandestina dei salotti alla moda del demi-monde parigino. Diario di viaggio all’insegna del sesso, quest’epistola proietta il lettore in un universo popolato da efebi, ruffiani, prostitute, dove tutto è eccessivo, apocalittico, mostruoso ed esilarante.
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Nel primo trattato, Sull’origine delle favole, Fontenelle spiega come i miti antichi abbiano potuto nascere e poi essere trasmessi di generazione in generazione, attraverso processi facilmente dimostrabili. Nel secondo trattato, Sulla felicità, lo scrittore dà il suo personale contributo a un tema ampiamente affrontato dai filosofi, ma in realtà poco conosciuto dagli uomini: la ricerca della felicità. Il terzo scritto, Trattato sulla libertà dell’anima, è senz’ombra di dubbio la più limpida illustrazione del necessitarismo della filosofia francese della prima metà del XVIII secolo.

Sull'origine delle favole
di Bernard Le Bovier de FontenelleNel primo trattato, Sull’origine delle favole, Fontenelle spiega come i miti antichi abbiano potuto nascere e poi essere trasmessi di generazione in generazione, attraverso processi facilmente dimostrabili. Nel secondo trattato, Sulla felicità, lo scrittore dà il suo personale contributo a un tema ampiamente affrontato dai filosofi, ma in realtà poco conosciuto dagli uomini: la ricerca della felicità. Il terzo scritto, Trattato sulla libertà dell’anima, è senz’ombra di dubbio la più limpida illustrazione del necessitarismo della filosofia francese della prima metà del XVIII secolo.
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Sul teatro di marionette
di Heinrich Von Kleist
In questo dramma emerge ciò che Albert Béguin definì il doppio privilegio di questo straordinario drammaturgo, ovvero "la lucidità assoluta dell'artista e l'oscurità necessaria del poeta", che non scende a compromessi con il mondo esteriore, non riconoscendogli alcuna realtà. Sul teatro di marionette mette in scena il rapporto tra Animato e Inanimato, tra l'anima del ballerino, che è sovraumana, e quella del burattinaio, che è umana. Il parallelismo tra ballerino e marionetta, attraverso una sequenza di contraddizioni e paradossi, introduce al tema del rapporto con il sovrasensibile, con Dio.

di Heinrich Von Kleist
In questo dramma emerge ciò che Albert Béguin definì il doppio privilegio di questo straordinario drammaturgo, ovvero "la lucidità assoluta dell'artista e l'oscurità necessaria del poeta", che non scende a compromessi con il mondo esteriore, non riconoscendogli alcuna realtà. Sul teatro di marionette mette in scena il rapporto tra Animato e Inanimato, tra l'anima del ballerino, che è sovraumana, e quella del burattinaio, che è umana. Il parallelismo tra ballerino e marionetta, attraverso una sequenza di contraddizioni e paradossi, introduce al tema del rapporto con il sovrasensibile, con Dio.
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«Dai miei due anni di esperienza, imparai che procurarsi il cibo necessario costerebbe pochissima fatica anche a questa latitudine; e che per conservarci in forza e in salute, possiamo mantenere la semplice dieta degli animali. Ho fatto una colazione soddisfacente sotto ogni punto di vista con un piatto di portulaca (Portulaca oleracea), che raccolsi nel mio campo di grano, e che bollii e salai. Ne do il nome latino in conto del gradevole sapore e del nome volgare. E adesso ditemi: cosa può un uomo ragionevole, in tempi pacifici e in mezzogiorni normali, desiderare di più di un numero sufficiente di spighe di grano verde e dolce, bollito con un po’ di sale?»

Walden ovvero Vita dei boschi
di Henry David Thoreau«Dai miei due anni di esperienza, imparai che procurarsi il cibo necessario costerebbe pochissima fatica anche a questa latitudine; e che per conservarci in forza e in salute, possiamo mantenere la semplice dieta degli animali. Ho fatto una colazione soddisfacente sotto ogni punto di vista con un piatto di portulaca (Portulaca oleracea), che raccolsi nel mio campo di grano, e che bollii e salai. Ne do il nome latino in conto del gradevole sapore e del nome volgare. E adesso ditemi: cosa può un uomo ragionevole, in tempi pacifici e in mezzogiorni normali, desiderare di più di un numero sufficiente di spighe di grano verde e dolce, bollito con un po’ di sale?»